Narrativo è sempre meglio?
Cinque podcast diversissimi tra loro (più uno), da ascoltare per porsi una domanda: il format del podcast narrativo è davvero sempre il "migliore" per raccontare il passato?
Copertina realizzata con Dream, app per la creazione di immagini grazie all’intelligenza artificiale
Podcast recensiti in questo numero:
1. Lo sciamano e il sole. Fiabe dal Perù
2. A fari spenti
3. Al di là del marmo
4. Pilastri
5. Alla ricerca della vita
+1… Chiedilo a Barbero
Le idee evolvono
Una delle cose che mi piacciono di più del tempo che passa è che le mie idee possono mutare, perché esercitare il pensiero significa mettersi costantemente in discussione. Significa anche non difendere a spada tratta un’idea che non ti appartiene più solo perché, in un momento della tua vita, l’hai espressa. Nel mondo piatto dell’eterno presente di internet ci dimentichiamo spesso dell’opzione di poter abbracciare diversi punti di vista.
E infatti è successo. Sui podcast per i musei e le istituzioni culturali ho cambiato idea, almeno da un certo punto di vista. Quando ho curato il libro, ero convinta che un podcast narrativo - magari sponsorizzato da un’azienda terza - fosse l’opzione migliore per raccontare collezioni e mostre e avvicinare il pubblico al mondo dei musei e dei siti archeologici.
Oggi, se qualcuno mi chiedesse un parere in tal senso, risponderei sinceramente che dipende. Da chi racconta, come racconta, cosa racconta e perché lo racconta. Anche un podcast ben strutturato, ma narrato da qualcuno che non tiene veramente a quello che sta raccontando, non arriva, non è abbastanza interessante.
E l’archeologia e la storia, che spesso sono considerate noiose e distanti dalla quotidianità, hanno bisogno dell’anima di chi le racconta, molto più di altre discipline. Hanno bisogno di persone - narratori, doppiatori e specialisti - che tengano veramente a quello che raccontano. Che abbiano voglia di parlare di sé, delle proprie esperienze, dei propri studi, non solo dei contesti di provenienza dei reperti o di dati nudi e crudi. Così che gli ascoltatori e le ascoltatrici possano “vedere”, attraverso le orecchie, i loro occhi brillare e i loro cuori battere, e provare anche solo per un secondo le loro stesse emozioni, la loro stessa passione. Non è poi questo il senso della divulgazione? Trasmettere informazioni, certo, ma anche amore per quello che si fa?
Qui di seguito, cinque podcast (più uno) per riflettere sulle modalità di narrazione e divulgazione di archeologia e storia.
1. Lo sciamano e il sole. Fiabe dal Perù.
Si tratta di un podcast realizzato da Radio 24 e 24 ore Cultura per il Mudec - Museo delle culture di Milano, in occasione della mostra Machu Picchu e gli imperi d’oro del Perù, che si è svolta dall’8 ottobre 2022 al 19 febbraio 2023 e che aveva l’obiettivo di raccontare tremila anni di storia e di civiltà fiorite prima dell’arrivo nelle Americhe di Cristoforo Colombo.
Lo sciamano e il sole, più che un podcast, è un’audioguida narrativa il cui target sono evidentemente i bambini e i ragazzini, nonostante possa divertire anche gli adulti.
Il racconto si basa sul libro Ai Apaec, eroe Mochica, che narra le gesta di questo mitico personaggio e dei suoi compagni di viaggio Cane e Lucertola. Scritta da Silvia Righini e Martina Fusaro, la narrazione è strutturata come una fiction, con una voce narrante (la stessa Fusaro) che spiega in maniera semplice alcuni dei reperti esposti e interagisce in maniera piuttosto ironica con lo spirito di Ai Apaec in persona, interpretato da Beppe Salmetti. Lo stile del racconto ricorda subito il film Disney “Le follie dell’imperatore”. Si sente che Fusaro e Righini si sono divertite a scrivere le puntate del podcast e Salmetti a interpretare il personaggio.
Il prodotto, insomma, fa il suo lavoro. Unica pecca (se proprio vogliamo segnalarne una) è che, chi ascolta il podcast oggi a mostra finita, potrebbe perdere delle sfumature proprio perché non ha sotto gli occhi i reperti di cui si parla. Ma è una pecca da poco, perché l’ascolto è davvero molto piacevole.
2. A fari spenti
Non potevo non fare cenno a questa produzione di Chora Media in collaborazione con le Scuderie del Quirinale di Roma, realizzata in occasione della mostra Arte liberata, 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra, allestita alle stesse Scuderie dal 16 dicembre 2022 al 10 aprile 2023.
La serie podcast, di cinque puntate, racconta degli uomini e delle donne che durante la seconda guerra mondiale hanno davvero fatto di tutto per mettere in salvo il patrimonio culturale italiano dalle bombe e dalla follia nazi-fascista. Queste persone insospettabili erano curatori e curatrici, direttori e direttrici di musei, esperti ed esperte d’arte, archeologi e archeologhe, che con grande coraggio hanno spesso viaggiato in incognito, di notte, appunto “a fari spenti” per non essere individuati e per spostare opere e reperti che altrimenti sarebbero andati distrutti o perduti. Tra i nomi, ricorrono anche alcune delle protagoniste già conosciute nel podcast, sempre di Chora, Paladine.
Piccolo spoiler: sì, sono stati loro ad aiutare in Italia i Monuments men, il corpo speciale di soldati alleati (formato anch’esso da artisti e intellettuali) incaricati di recuperare e mettere in salvo le opere d’arte europee rubate dai nazisti e dalla cui storia è stato poi tratto il film girato da George Clooney.
L’intreccio del racconto è molto fitto e articolato. Anche se è strutturato molto bene, personalmente avrei sentito il bisogno di una o due puntate in più, perché in alcuni passaggi le informazioni sono talmente tante e gli eventi così concitati, che si rischia di perdere il filo. Comunque, il podcast raggiunge lo scopo: ti fa venire una gran voglia di comprare il catalogo della mostra.
A scrivere la serie, che alterna le voci del curatore e della curatrice Luigi Gallo e Raffaella Morselli con quella del narratore - il bravo giornalista Francesco Oggiano - sono stati Ilaria Orrù e Simone Clemente, con il supporto redazionale di Francesca Borghetti.
3. Al di là del marmo
Questo podcast, pubblicato dai primi di maggio, fa parte di un progetto strutturato della Galleria Borghese di Roma per avvicinare anche un pubblico con disabilità visiva. Oltre alla serie audio di cui ti parlo qui, infatti, il museo ha realizzato anche una serie di percorsi tattili in collaborazione con la docente e scultrice cieca Lucilla d’Antilio.
La serie è composta da un totale di dieci racconti infarciti di informazioni storico archeologiche - mentre ti scrivo, ne sono stati pubblicati solo sei - che hanno l’obiettivo di illustrare le opere meno viste e meno visibili della Galleria Borghese, ossia quelle disposte lungo le pareti e inglobate negli arredi. Gli ideatori del progetto e delle narrazioni sono Stefania Vannini, funzionaria storica dell’arte del Mic, e l’archeologo Rasul Mojaverian. Anche in questo caso il podcast può essere utilizzato come un’audioguida.
Per me, questo è uno dei casi in cui il podcast narrativo non ha funzionato come podcast. Pare di ascoltare una bella didascalia speakerata con la corretta dizione, ma non si va molto oltre l’effetto libro stampato, o appunto dell’audioguida interpretata leggendo lentamente il testo ed enfatizzando (i tanti, troppi) aggettivi utilizzati per la narrazione. Gli autori avevano davvero voglia di raccontare agli ascoltatori queste storie? Forse no. Per citare il titolo della serie, non sembra che siano andati molto al di là del marmo.
C’è da scommettere che il podcast farà comunque ottimi numeri: il museo è uno dei principali della città di Roma, e un podcast che illustra gratuitamente gli oggetti di alcune sale sulle app di ascolto più note può fare comunque gola.
4. Pilastri
Si tratta di un podcast di Will media pubblicato a partire dallo scorso aprile che nasce in collaborazione con il FAI - Fondo ambiente italiano, l’ente che gestisce e valorizza centinaia di beni culturali e paesaggistici nel nostro Paese - anche molti di quelli considerati secondari - facendoli conoscere al pubblico e rendendoli fruibili.
Il format è un talk condotto da Paolo Bovio di Will, che chiacchiera e interagisce con Marco Magnifico, presidente del FAI dal dicembre 2021. Le chiacchierate sono incentrate ogni volta su alcuni beni gestiti dal FAI che, nel corso della puntata, vanno a costruire le tappe di veri e propri percorsi turistici alternativi a quelli mainstream. L’obiettivo di incuriosire ascoltatori e ascoltatrici è raggiunto anche grazie ai tanti ricordi personali che Magnifico condivide con l’host e che testimoniano la sua passione per i beni culturali italiani.
Pilastri, a mio avviso, fa un ottimo servizio al FAI perché fa un ottimo servizio ad ascoltatori e ascoltatrici con il pallino del turismo sostenibile (evidentemente, si è prestata molta attenzione anche a raggiungere il giusto target). Per questo, ho aggiunto anche Pilastri alla mia playlist dedicata ai podcast di viaggio.
5. Alla ricerca della vita
Podcast del Museo Egizio di Torino in sei episodi realizzato da Piano P, la piattaforma italiana dei podcast giornalistici, a fine 2022. Alla ricerca della vita racconta il valore culturale, civile e morale dello studio dei resti umani - siano essi antichi o contemporanei - e degli oggetti che le persone hanno lasciato dietro di sé dopo la morte.
In questa vera e propria inchiesta, la giornalista Giulia Alice Fornaro non è solo una voce narrante, ma è colei che accompagna ascoltatori e ascoltatrici tra le mummie del Museo Egizio di Torino, tra i calchi in gesso delle vittime dell’eruzione di Pompei, tra le sale del Musa di Milano - museo universitario delle scienze antropologiche, mediche e forensi per i diritti umani. Ci fa ascoltare le voci e le storie degli specialisti, ce li mostra al lavoro, li segue, ci racconta cosa vede, cosa prova, cosa pensa. Ci fa ascoltare il rumore degli strumenti del mestiere. Lei è lì con loro. Tu non puoi fare a meno di essere lì con lei.
Questo podcast ha un paio di note molto positive da sottolineare. La prima: il committente, ovvero il Museo Egizio (leggi: il direttore Christian Greco), ha capito che per parlare di sé non aveva necessariamente bisogno di parlare sempre di sé. Quattro delle sei puntate del podcast non sono registrate al museo, ma raccontano il lavoro di altri specialisti, altrove. Il tema resta lo stesso, la ricerca della vita attraverso i resti umani, ma viene declinato in contesti differenti e in musei e siti differenti. Questo non indebolisce lo scopo del podcast, ovvero far pubblicità al museo, ma anzi lo rafforza, perché consente al museo stesso di farsi promotore di un’inchiesta giornalistica realizzata in maniera rigorosa e completa. Non tutti i committenti sono così “aperti” e di larghe vedute.
La seconda nota positiva riguarda da un lato la professionalità dei giornalisti di Piano P, confermata anche stavolta da questa serie podcast e dall’altro il format: la narrazione di stampo giornalistico si è rivelata particolarmente adatta al racconto dei reperti archeologici e dei resti antropologici. La giornalista ti racconta cosa vede, ma ti fa anche ascoltare il suono degli strumenti utili a portare alla luce o a restaurare quello che vede. Porta alla tua attenzione il rumore del mestiere. Che poi è una delle cose più affascinanti, interessanti e coinvolgenti di discipline come l’archeologia e l’antropologia (ne aveva parlato anche Sebastian Paolo Righi in una delle passate newsletter).
Dei cinque podcast recensiti oggi, questo è quello che mi ha emozionata più di tutti e che mi ha invogliata - anzi costretta - al binge listening. L’ho aggiunto alla playlist archeologia.
+1… Chiedilo a Barbero
Il mio “più uno” non coinvolge musei o istituzioni culturali ma la sezione dedicata alla cultura di un gruppo bancario ed è quindi un vero branded podcast. Realizzato da Chora Media e e Intesa San Paolo on air è stato presentato lo scorso 19 maggio al Salone del libro di Torino.
Il format di Chiedilo a Barbero è molto semplice: come in un gioco a premi, il “concorrente” Alessandro Barbero - professore di storia medievale presso l'Università degli Studi del Piemonte Orientale di Vercelli - ha 15 minuti per rispondere a una serie di domande rivolte dagli ascoltatori e che arrivano alla redazione di Chora tramite email. Le domande possono riguardare ogni periodo storico, non solo il medioevo (che è cavallo di battaglia di Barbero). La serie è scritta da Alessandro Barbero e Davide Savelli.
Si tratta del secondo podcast che Intesa fa col professore: il primo si intitolava La storia, le storie, è stato pubblicato tra 2020 e 2022 e riprende alcune conferenze inedite di Barbero. In questo caso, però, cambia il livello di engagement del pubblico, che è elevatissimo (senza domande, non c’è podcast).
Al momento, è uscito solo il trailer con la prima puntata. Il modo di raccontare del professor Barbero è, come sempre, divertente e coinvolgente. Ma ancora una volta, non si tratta di una narrazione vera e propria, ma di un format molto più simile a un talk. E funziona.
Qual è la tua opinione? C’è un format che preferisci, per il racconto di archeologia, storia, mitologia e arte? Raccontamelo nei commenti o su Substack reader!