Musica e suoni per divulgare la storia e l’archeologia. La parola a Sebastian Paolo Righi
Come si sceglie la musica per un podcast che racconta il passato? Quali sono i segreti e le dritte per narrare l'archeologia e la storia non solo attraverso il testo, ma anche con la musica e i suoni?
Qualche tempo fa, stavo guardando alla TV un programma di divulgazione storico-archeologica molto famoso e apprezzato. Nella puntata, tra le altre cose, si parlava anche di mammut. E mentre il conduttore raccontava dei metodi di caccia a questo grosso e ormai estinto animale preistorico, è partita in sottofondo la colonna sonora di… Jurassic Park. Per la trasmissione è stato uno ‘scivolone’ che forse abbiamo colto in pochi. In fondo, la musica di Jurassic Park è una gran bella musica. Eppure, dal punto di vista narrativo, in quel momento era totalmente sbagliata.
Musica e parole - specialmente quando si fa divulgazione - sono strettamente connesse. Lo sono quando si realizza un video, figuriamoci quando si realizza un podcast, che vive di solo audio. Ecco perché, in questo numero della newsletter, ho voluto affrontare questo tema con un vero esperto, Sebastian Paolo Righi, forse tra i più bravi sound designer che ci sono oggi in circolazione. Co-fondatore e station manager di Never Was Radio, branded podcast producer e docente di podcasting, dal 2018 è co-autore insieme ad Andrea W. Castellanza del fortunatissimo Bistory, show che supera il milione di ascolti ed è in cima alle classifiche dei podcast di storia in Italia.
Paolo non è solo bravo: per come lo conosco, è anche quel che mi piace definire un geek del suono, quasi ossessionato dalla ricerca musicale. E la sua passione, la sua attenzione ai dettagli, in questa intervista che a tratti è un po’ tecnica, traspaiono tutte.
Se non hai tempo, la pigrizia si è impossessata di te o non sopporti più di fissare uno schermo, ascolta il podcast!
Innanzitutto, gli ho chiesto a cosa si deve prestare attenzione dal punto di vista sonoro, quando si fa un podcast di storia o di archeologia. Quale peso devono avere la musica e i suoni rispetto al testo? E come si crea un ambiente sonoro ‘del passato’? Per Paolo, suoni e musica dovrebbero avere pari dignità rispetto al testo, perché facilitano l’immersività. “Mi è capitato, in Bistory, di inserire suoni per ricreare ambienti urbani di epoche passate. Questo immerge l’ascoltatore in un mondo del passato e rende più facile concentrarsi sulla narrazione”.
Creare uno ‘spazio sonoro antico’, però, non è facile. Anzi, presuppone tanto ragionamento. “Quando creo un ambiente sonoro devo sempre immaginarmi una divisione del suono, tra suoni diegetici ed extradiegetici”, mi dice. I primi sono i suoni interni alla storia e mi fa l’esempio dei film western. “Quando lo sceriffo entra nel saloon, si deve sentire lo scricchiolio della porta o il classico pianista seduto al suo pianoforte. Questi suoni diegetici servono per creare l'ambiente sonoro, lo spazio in cui noi andiamo a inserire la nostra narrazione e sono molto importanti perché sono quelli che danno verosimiglianza al racconto, riuscendo a creare un contatto reale e diretto con l'ascoltatore.”
I secondi sono invece esterni alla storia. Come la musica del sassofono in sottofondo a due amanti che si baciano. “Quella musica mi serve perché ormai nel nostro immaginario collettivo quella situazione con quella musica prevede un terzo effetto, una conseguenza, che noi intuiamo subito. Quando scelgo una musica extradiegetica non devo pensare solo all'ambiente e al contesto che vado a creare, ma anche a tutti i significati che quella musica porta con sé a livello nazionalpopolare”.
E quindi, a livello pratico, il metodo di un sound designer ‘del passato’ per creare questi ambienti sonori qual è? Riguardo a Bistory, per esempio, Righi e Castellanza hanno scelto un approccio ‘furbo’, e cioè quello non andare troppo indietro nel tempo. “Sia per questioni di scrittura e ricerca delle fonti, sia perché, più ci si allontana dal presente, più è difficile trovare le musiche adatte”, mi spiega Paolo. “Noi lavoriamo su grossi archivi di musiche e suoni royalty free e abbiamo anche un compositore, che per esempio si è messo alla prova con Divina Archeologia, il podcast che abbiamo realizzato insieme ad Archeostorie per il Mann”. Si tratta di un approccio molto complicato. Per questo, a volte, la scelta ‘anacronistica’ può essere la soluzione perché “aiuta l'ascoltatore a vivere e ad immergersi nelle emozioni e in quello che sta per accadere, con ottimi risultati”. Per quanto riguarda i suoni, invece, il Righi si dice ligio al dovere. “Negli stessi archivi esistono diversi suoni del passato, coerenti e verosimili. Il motivo è lo sviluppo dei videogiochi,” mi dice ancora Paolo. “Molto spesso si tratta di suoni liberi, non coperti da copyright, si possono trovare e usare nei propri podcast. Si tratta a volte di una ricerca lunga, ma questi elementi - come il suono di un’armatura, ad esempio - possono garantire un tipo di immersività importante”.
Gli chiedo allora quanto tempo ci vuole per una ricerca di questo tipo. “Tanto. Per sonorizzare una puntata di Bistory ci vogliono almeno 8 ore sia di ricerca che di montaggio. Di solito io lavoro a entrambi contemporaneamente. Cerco 4-5 pezzi musicali e una decina di suoni e cerco di combinarli insieme. A me piace chiudere gli occhi e immaginare di essere l’ascoltatore. Per me è la cosa principale, non deve piacere solo a me quello che faccio: bisogna sempre immedesimarsi in chi ascolta”.
E gli ascoltatori, ormai, hanno un orecchio allenato. “Una cosa che cerco di trasmettere ad alunni e collaboratori è il fatto di perdere tempo nella qualità”, continua Paolo. Per questo suggerisce di investire nella tecnologia: per esempio, nell’acquisto di un microfono professionale, anche USB per iniziare, o in un buon software di montaggio, o ancora nell’abbonamento a un buon archivio musicale da pochi euro al mese.
Puntare solo sul testo, sulle parole, sarebbe infatti un errore da principiante. “Lo scorso anno in Italia sono usciti 700mila podcast, secondo Ipsos. La produzione è molto alta, ci sono tante persone che si approcciano al mezzo. Alcuni, come le radio o i sound designer, possono farlo in maniera ultra professionale. Ma la maggior parte delle persone hanno bellissime idee, creano bellissimi contenuti, ma non hanno conoscenze tecniche, e quindi registrano con quello che hanno e caricano i propri podcast sulle piattaforme di hosting con brutte copertine. Questo è un errore. Possiamo avere una bellissima storia da divulgare, ma se la qualità di quello che facciamo non è buona, rischiamo anche di sminuire anche il contenuto”.
Le copertine delle puntate di Bistory sono curatissime!
E poi, suggerisce di puntare sulla formazione specifica. Come quella proposta da Masterpast, il master dell’Università di Macerata dedicato alla comunicazione del passato a 360 gradi, in cui Righi è docente. “ Il mio approccio è stato ‘Ok ragazzi, amiamo la stessa cosa. Vediamo come la faccio io e capiamo come adeguarla al vostro bisogno’. Gli studenti avevano proprio voglia di raccontare il passato. Io ho solo dato loro uno strumento, cercando di capire come portare le loro conoscenze in questo medium, creando un prodotto che fosse subito funzionale.”
Ma quali consigli ‘di metodo’ si possono dare a chi, ‘da grande’, vuole divulgare il passato e in particolare l’archeologia? Paolo ne dà due. Il primo è quello di raccogliere i suoni moderni. “Il cantiere archeologico è un posto rumorosissimo: lì troviamo una pluralità di voci e suoni degli oggetti che si usano per pulire, per scavare. Provare a fare un lavoro sui suoni dell'archeologia può essere interessante, soprattutto se l’obiettivo è raccontare gli oggetti”. Il secondo consiglio è invece quello di rinunciare a sfatare i miti. “Ormai le persone non pensano più all'archeologo come a Indiana Jones. Lo pensavamo noi da bambini, che abbiamo avuto come modelli i film di George Lucas. Se ti piaceva di più Harrison Ford in Star Wars, allora volevi fare l'astronauta, se ti piaceva di più in Indiana Jones, allora volevi fare l'archeologo e te lo immaginavi così”. E tra parentesi: quanta verità c’è in questa frase, per noi bambini degli anni Ottanta? E continua Paolo: “Oggi, bene o male, l'archeologia si conosce. Quindi forse, più che sfatare miti e pregiudizi, si potrebbe pensare a contenuti più originali. A me piacerebbe ascoltare racconti archeologici su reperti che non abbiamo più, come le rovine di Palmira, per esempio. Perché non realizzare una guida turistica in podcast di siti che abbiamo perduto?”.
Un bellissimo spunto da cogliere, non ti pare?
Naturalmente, anche a Paolo ho chiesto di raccontarmi un segreto che riguarda il suo lavoro. È molto tecnico, ma super interessante. Ti invito ad ascoltarlo qui nel podcast che gli ho dedicato, con qualche contenuto extra. Fammi poi sapere che ne pensi!
A proposito di podcast sul passato: hai già partecipato alla ricerca? Pubblicherò i risultati tra qualche mese, proprio qui.
I consigli del mese…
Divina Archeologia podcast
Ne abbiamo parlato durante l’intervista e mi pareva un buon esempio per parlare di ricerca sonora nei podcast del passato. Divina Archeologia Podcast è lo show in 6 puntate dedicato alla mostra Divina Archeologia, realizzata al Mann - Museo archeologico nazionale di Napoli dal 6 dicembre 2021 al 2 maggio 2022 in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. Si tratta di un viaggio ideale tra le opere che rappresentano alcuni dei personaggi più iconici narrati da Dante, come Virgilio, Ercole, Ulisse. Da sottolineare che è anche uno dei primi podcast realizzati per grandi musei in maniera ultra professionale.
La produzione è congiunta Archeostorie/NWFactory: i testi narrativi sono stati scritti da Cinzia Dal Maso e Andrea W. Castellanza, il sound design è invece di Francesco Sergnese e Erica Magarelli, con la regia dello stesso Righi.
Ogni puntata dura pochi minuti, in cui si alternano narrazioni dei personaggi, fatti parlare in prima persona, e versi del Sommo poeta, in un ambiente sonoro davvero suggestivo. Per questo, più che di podcast si dovrebbe parlare di installazione sonora: un intermezzo perfetto per accompagnare la visita in loco, far immergere il visitatore completamente nell’atmosfera della mostra e fargli cambiare il punto di vista sull’opera osservata.
Arké - Racconti immaginari per voce, reperti e archeologia
Questo podcast può invece rappresentare un esempio di come un buon testo narrativo, ben interpretato e ben documentato, originale, possa venire depotenziato da una qualità audio non sempre ottimale.
Arké è uno show scritto e interpretato da Alessandra Panozzo, content creator e scrittrice, per Siti Archeologici d’Italia, la “mappa” dei siti archeologici italiani. Prodotto tra giugno e novembre 2020, consta di 10 puntate brevi, che non superano mai i 5 minuti.
I luoghi narrati sono diversi, così come diversi sono gli espedienti narrativi: è ingegnosa la puntata dedicata alla Casa del poeta tragico, a Pompei, vista con gli occhi di un cagnolino moderno.
La qualità del montaggio e della voce, a volte un po’ calante, metallica, ovattata, depotenziano però a tratti un prodotto che può essere piacevole e che comunque consiglio di ascoltare, sia per ‘allenare l'orecchio’, sia per riflettere una volta di più sul connubio tra narrazione e divulgazione dei contenuti.
MasterPast
L’ultimo suggerimento non è un podcast. Consiglio di andare a sbirciare sui profili social e sulla pagina web di Masterpast, il master in professioni per la comunicazione dell’antico organizzato dall’Università di Macerata.
Come si legge sul sito, si tratta di un "Master annuale di II Livello indirizzato a laureati in discipline umanistiche, in possesso di Laurea magistrale presso una Università italiana o straniera riconosciuta, interessati agli aspetti relativi alla comunicazione e alla divulgazione del passato delle civiltà mediterranee".
I temi affrontati, oltre ai podcast già citati, sono diversi. Si parla di public history e di public archaeology, di strategie di comunicazione, di narrazione e storytelling, di comunicazione audiovisiva, di cinema, di edutainment e molto altro ancora.
Se l'obiettivo è investire in formazione, una delle opzioni potrebbe essere questa.