Sull'Invasione e altre riflessioni estive
Una newsletter un po' più "soft", con consigli d'ascolto e di lettura perfetti per le vacanze
In questa newsletter:
I trionfatori de ilPod
Non manca qualcuno?
Altri consigli di ascolto
Altri consigli di lettura
Inizialmente avrei voluto utilizzare questa newsletter solo per commentare i risultati de “ilPod”, ma poi ho pensato che, negli ultimi mesi, sono stata davvero avara di consigli d’ascolto e di lettura. Così ho deciso di arricchirla, allargando lo sguardo per dare qualche suggerimento ragionato in più, in vista delle vacanze ormai imminenti. Infatti non so se voi siate già partitǝ, ma io ho davanti a me ancora una settimana di lavoro!
I trionfatori de “ilPod”
Si tratta di una iniziativa ideata dai due filosofi di Tlon, Andrea Colamedici e Maura Gancitano, per premiare i migliori podcast dell’anno, suddivisi in diverse categorie. L’evento di premiazione si è svolto un mese fa, lo scorso 7 luglio, a Piacenza. Io quest’anno non sono riuscita ad andare, ma ho seguito ugualmente frammenti di premiazione via social e più in generale via web. E il risultato è stato quello che speravo: per la categoria Cultura ha vinto L’invasione, podcast pubblicato da Il Post, scritto e curato Luca Misculin, giornalista, e Riccardo Ginevra, docente di Glottologia e di Lingua e letteratura sanscrita all’Università Cattolica del Sacro Cuore. I due, tra l’altro, si sono portati a casa anche un meritatissimo premio per il miglior script.
L’Invasione, di cosa parla
Misculin e Ginevra sono riusciti a portare a termine un’impresa molto, molto difficile: rendere sexy per tutti un tema all’apparenza interessante solo per gli archeonerd, ovvero l’arrivo nel nostro continente degli indoeuropei dalle steppe euro asiatiche. I due hanno raccontato la presunta “invasione” attraverso le evidenze archeologiche e linguistiche, avvalendosi anche dell’immenso lavoro condotto dall’archeologa e linguista lituana naturalizzata statunitense Marija Gimbutas.
Dico che l’impresa di Misculin e Ginevra è stata difficile - e oso dire, quasi eroica! - perché ho più volte toccato con mano il pregiudizio dei non addetti ai lavori verso materie molto tecniche. Di fatto, una materia è noiosa solo se la si racconta in maniera noiosa. E, lo sappiamo: in nome della correttezza, e spesso non per mancanza di buona volontà, noi archeologi comunichiamo coi non addetti ai lavori come se fossimo cintura nera ottavo dan di noia. Dobbiamo ricordare che correttezza e buone regole della comunicazione possono andare di pari passo.
In verità, chi ha seguito il corso di Glottologia indoeuropea all’università sa benissimo che il tema - pur molto tecnico - può essere estremamente divertente e sfizioso. E col loro podcast, Misculin e Ginevra dimostrano che il senso di questo divertimento si può trasmettere a un pubblico ampio.
Parole, resti, persone e storie comuni
Immaginate di poter capire le parole di cinque o sei lingue grazie a un’equazione.
È quello che accade con lo studio comparato delle lingue indoeuropee. Prima si ricostruiscono le radici comuni di alcune parole; poi, con quelle che si chiamano equazioni fonetiche e l’applicazione di alcune regole, è possibile passare in maniera abbastanza semplice dal greco al sanscrito, dal latino al germanico a partire da una sola radice.
Lungi dall’essere un banale esercizio “matematico”, quello delle equazioni fonetiche è un vero e proprio allenamento alla consapevolezza di avere tutti, in questa parte di mondo, un patrimonio non solo storico e archeologico, ma anche mentale comune.
I due autori sono stati bravissimi a divulgare in maniera pop e allo stesso tempo precisa e corretta non solo l’avanzata fisica degli uomini e delle donne delle steppe, ma anche la loro profonda influenza culturale che dura fino a oggi.
Se vi autodefinite archeonerd e non avete ancora ascoltato questo podcast… rimediate immediatamente! Se non siete archeonerd… ascoltate comunque questo podcast: vi assicuro che lo diventerete!
Da leggere:
Edi Minguzzi
Nomi e numi. Lineamenti di antichità indoeuropee
Cuem, Milano
Riedizione 2017
Euro 10,00Marija Gimbutas
Kurgan. Le origini della cultura europea
Medusa edizioni
Riedizione 2010
Euro 21,00Marija Gimbutas
Le dee viventi
Medusa edizioni
2005
Euro 29,50
Chiedilo a Barbero
Sempre riguardo a ilPod, il premio per la categoria miglior Host è andato ad Alessandro Barbero, storico, scrittore, divulgatore e ormai direi anche superstar, e Davide Savelli, autore, regista e come ama definirsi, artigiano dell’audiovisivo, per il podcast Chiedilo a Barbero, prodotto da Chora Media per Intesa San Paolo on air. Forse l’ho già scritto: lo considero uno dei migliori branded podcast in circolazione per il semplice motivo che il brand viene citato solo nella sigla apertura e nei crediti, in chiusura. Per il resto, si tratta di puro contenuto culturale, e questa è una scelta assolutamente vincente anche per il brand.
Il premio come migliori conduttori secondo me è azzeccatissimo, non solo per la passione che Barbero sa trasmettere quando racconta la storia, non solo per la sua ironia, ma anche per la capacità dei due, insieme, di coinvolgere il pubblico e stimolarlo a inviare domande. Davvero un bel format, condotto bene.
Non manca qualcuno?
Riflessione a margine. Non sono molti gli autori di podcast culturali (e in particolare, di podcast del passato) che si candidano a ilPod, specialmente tra gli indipendenti. Se avete visto la pagina delle nomination, sapete di cosa sto parlando. Troviamo praticamente solo i “colossi”, come Chora (meritatissima anche la presenza di A fari spenti!), Il Post, Rai Play Sound, Il Sole 24 Ore. E anche tra i colossi, avrei voluto scorgere dei piccoli capolavori narrativi, come Storia del mare, di cui ho parlato nella newsletter precedente.
Perché accade questo? Provo ad avanzare qualche ipotesi.
Rifiuto di spendere del denaro per la quota di iscrizione al premio? Possibile, ma in fondo poco credibile. Specialmente se si parla di colossi, forse la scelta ricade sui prodotti che si reputano vincenti, penalizzando gli altri.
Cattiva qualità o brutti contenuti dei podcast culturali? NO. Lo dico senza paura, NO. In questi due anni di newsletter ho ascoltato anche tra gli indipendenti cose molto interessanti con spunti davvero stimolanti. So bene che i gusti sono personali: alcuni podcast che io ho apprezzato, ad altri possono non piacere; alcuni podcast che a me non piacciono affatto hanno invece un’ottima fanbase. Al netto dei gusti personali, in generale, sono tanti i lavori ben fatti o che comunque meritano attenzione nel podcasting culturale.
Paura di essere esclusi per i bassi ascolti? Possibile, anche se ci sono podcaster del passato che non hanno partecipato, ma che macinano migliaia e a volte milioni di ascolti, con prodotti di altissima qualità.
Sfiducia nei confronti di un concorso generalista? Forse questa spiegazione è la più probabile. Vincere il premio de ilPod significa anche aver raggiunto e convinto un pubblico amplissimo cosa che spesso dipende anche dalla possibilità di farsi molta pubblicità. Molti indipendenti forse non partecipano per questo e forse alcuni musei grandi e piccoli che magari hanno come obiettivo quello di divulgare le proprie storie in un tempo dilatato (questa è la forza dei podcast!) forse non se la sentono di partecipare, o forse non si fidano dei criteri di giudizio della giuria.
C’è una soluzione a tutto questo? Io credo di sì. O meglio, credo che, come abbiamo assistito alla moltiplicazione dei festival cinematografici, assisteremo presto anche alla moltiplicazione dei festival legati alla produzione audio.
Faccio un appello ad Archeologia Viva: ma perché non facciamo un festival del podcast del passato? Io di sicuro candiderei la newsletter come media partner.
Altri consigli
Ascolto
Se ti è piaciuto L’Invasione, ti consiglio un podcast realizzato sempre da Luca Misculin, ma ben tre anni fa. Si intitola La fine del mondo, è anche questo potrebbe essere definito un argomento per archeonerd reso brillantemente pop dall’autore. Il tema è quel periodo di quattrocento anni, dal 1200 all’800 circa avanti Cristo, di cui sappiamo poco e in cui le più fiorenti civiltà dell’età del Bronzo sembrano collassare “senza motivo”.
Misculin ricostruisce il periodo del collasso avvalendosi della testimonianza di diversi archeologi e archeologhe, quasi si trattasse di un’inchiesta per svelare un mistero, o per identificare i colpevoli di un attentato. La narrazione, così avvincente, permette di affrontare un periodo storico, spesso “sorvolato”, da un’angolazione interessante non solo per addetti ai lavori, ma anche per una fascia più vasta di pubblico.
Se invece preferisci la storia un po’ più recente e vuoi prepararti con un po’ di anticipo alle primarie democratiche USA, ti suggerisco Le guerre incivili - La guerra civile americana, realizzato da Marco Cappelli per Storytel (e dunque ascoltabile solo sulla piattaforma) e pubblicato a fine febbraio 2024.
Ora: io so di essere di parte, perché lo stile narrativo di Cappelli - che è anche un amico - mi piace davvero molto, quindi lo ascolto sempre volentieri. In questo caso, quello che ho molto apprezzato di questa serie è che aiuti l’ascoltatore a comprendere le dinamiche sociali e soprattutto economiche dietro la guerra civile americana. L’ho già scritto e mi ripeto: Cappelli è un bravo narratore, sì, ma quando si tratta di spiegare e far comprendere in modo chiaro il contesto economico entro cui avviene un fatto, è veramente un asso. Consigliatissimo.
Lettura
Ultimo consiglio per rilassarsi sotto l’ombrellone o sdraiatǝ su un bel prato in montagna è L’arte che parla, libro a cura di Cinzia Dal Maso e Patrizia Dragoni sull’utilizzo dell’audio nei musei. Specialmente se avete letto Branded podcast, datato 2020, questo volumetto edito da Edipuglia pochissimi mesi fa risulta molto utile per avere una panoramica sul mondo dell’audio nei musei degli ultimi quattro anni. Si può infatti apprezzare chiaramente l’evoluzione da una tendenza nella sua fase iniziale, alla sua progressiva affermazione e “normalizzazione” avvenuta con il passare del tempo. Le case histories, infatti, sono diverse e danno un’idea della crescita e della professionalizzazione post pandemica sia dei podcast museali, sia delle installazioni audio.
Cinzia Dal Maso, Patrizia Dragoni (a cura di)
L’arte che parla. Radio e podcast per la valorizzazione dei beni culturali
Edipuglia
Euro 16,00
Segnalo solo un neo, se così possiamo definirlo, di fatto lo stesso di Branded podcast, ma forse qui un po’ più evidente proprio perché si tratta di una fotografia di una situazione “evoluta”, rispetto al 2020: non ci sono numeri o feedback su cui ragionare. Si tratta di una mancanza finora insita nel mondo dei podcast e ancor più dei podcast culturali, che spesso non trovano spazio nelle indagini annuali dei vari enti di ricerca. A mio avviso va colmata, specialmente se vogliamo far rientrare i podcast tra gli strumenti per la divulgazione da includere nei complessi progetti di archeologia pubblica.
Io l’anno scorso ci avevo provato con questa indagine tra gli utenti della newsletter (replicheremo presto), ma so bene che non è sufficiente. Servirebbero analisi mirate, a seconda dei target: questo è uno dei compiti di chi studia l’archeologia pubblica.
Con quest’ultima segnalazione, ti auguro buone vacanze e ti ricordo che la newsletter resta in pausa almeno fino alla seconda metà di settembre.
Buon riposo e buon ascolto!
Chiara