Podcast di archeologia: ricerca su aspettative e opinioni di chi li ascolta
Come deve essere realizzato un podcast di archeologia, per piacere al pubblico? Quali caratteristiche deve avere, quale format? Ecco alcuni dati
Eccomi qua, finalmente, con i dati della mia prima, piccola ricerca sugli ascoltatori di podcast archeologici. Lo so, l’avevo promessa tra luglio e agosto, ma ci si è messo di mezzo lo scavo archeologico con l’Università di Milano in Valpolicella (che come sempre accade, è per me un’esperienza meravigliosa e totalizzante) e non sono riuscita a mantenere la promessa fino ad ora. Grazie per la pazienza.
Nei prossimi paragrafi cercherò di fare una panoramica sulle tipologie di ascoltatori di podcast archeologici, sulle loro aspettative e sulle loro preferenze per capire in che direzione abbia senso muoversi e quali siano le possibilità per professionisti, istituzioni, podcaster indipendenti.
Una premessa: cosa ha detto chi ha pubblicato sui podcast finora?
Prima di parlare dei risultati del questionario, voglio fare una piccola premessa e dare una velocissima panoramica sugli studi che riguardano l’uso dei podcast per l’archeologia pubblica. Sebbene la produzione sia in aumento, sia da parte di podcaster indipendenti, sia da parte di musei, siti o istituzioni culturali, le indagini scientifiche dedicate a questo argomento sono ancora pochissime. Nell’ambito della riflessione sui media per l’archeologia pubblica, il podcast è ancora poco indagato attraverso saggi e paper rispetto per esempio ai social media, anche se le occasioni di dibattito, e addirittura i corsi specifici, sono in aumento.
Se parliamo di pubblicazioni, ci sono per esempio le riflessioni sul tema del 2017 e del 2019 di Tristan Boyle1, ricercatore britannico autore dei podcast Archaeology and gaming e Modern Mith, e tra i fondatori di ArchPodNet, ovvero un network britannico/statunitense di podcast “del passato”. Boyle illustra il panorama delle produzioni podcast divulgative “del passato” anglosassoni, sottolineando l’importanza della rete per farsi conoscere. C’è l’articolo su come fare un podcast per l’archeologia scritto nel 2018 da Colin Amundsen, autore di Cooking with Archaeologists e Cristina Belmonte, archeologa2. Della loro pubblicazione è interessante l’importanza che si dà all’analisi del pubblico stesso per costruire dei “prodotti podcast” su misura.
Per l’Italia, ci sono i miei due interventi sul podcasting per siti e musei3, entrambi del 2020, in cui si parla degli esperimenti svolti con Archeoparole e Masterpiece, di come il carattere immersivo del mezzo possa catturare l’attenzione e quanto il racconto dei singoli oggetti possa essere utile per istituire analogie con la contemporaneità.
C’è poi il resoconto del 2021 di quattro ricercatori dell’Universidad Nacional del Sur, in Argentina4, su come hanno utilizzato il podcasting per la divulgazione archeologica nel periodo delle restrizioni dettate dalla pandemia di Covid-19 e infine l’articolo della ricercatrice statunitense Chelsi Slotten5, co-fondatrice di Women in archaeology podcast, che punta l’accento sullo stile del racconto per modificare e migliorare la percezione che il pubblico ha degli archeologi.
Al di là di queste pubblicazioni, per il momento non ho trovato altro, sebbene - lo ripeto - la produzione di podcast “del passato” e dunque anche di podcast archeologici si stia facendo sempre più intensa.
La ricerca
Le analisi statistiche sul tema podcast sono molto poche in generale (vi linko qui i dati Ipsos di quest’anno). Sarebbe utopistico pensare che i grandi centri di ricerca si occupassero anche di ottenere dati specifici sui podcast che riguardano il passato e in particolare l’archeologia. Per questo ho deciso di proporre questo sondaggio alla community dell’orecchio di Dionisio.
Ho realizzato un blocco di domande specifiche sui podcast archeologici, supportata da un’amica esperta di ricerche di mercato, e ho allegato la ricerca alla newsletter, segnalando il questionario anche a diverse community su Facebook che si occupano di didattica, di musei, e in generale anche di podcasting - ma senza insistere troppo.
Il risultato è stato molto sotto le aspettative, visto che le persone che hanno risposto sono appena una settantina. (Ho promesso di dire la verità. La dico). Un numero molto inferiore al totale degli iscritti alla newsletter e molto inferiore anche rispetto alla community di Instagram. Significa che solo una piccolissima parte della community totale ha risposto al sondaggio.
Quindi, se te lo stai chiedendo, no, questa ricerca non solo non ha reale valore statistico, ma rappresenta probabilmente solo quei pochi che hanno avuto voglia di rispondere al questionario. Per la seconda edizione sto lavorando a una collaborazione che dovrebbe consentire numeri un po’ più significativi. Io credo comunque che le risposte date siano interessanti, perché rappresentano le opinioni di persone diverse e community variegate. Sono, insomma, uno spunto su cui riflettere.
I risultati
Ricordo che le ultime risposte risalgono a giugno 2023, per questo non troverai citati podcast pubblicati dopo quella data.
La percentuale maggiore di rispondenti (37,7%) dichiara di ascoltare podcast 2-3 volte la settimana, mentre il 20% circa ogni giorno. Tra i format amati stravince il narrativo, con oltre il 75% delle preferenze, però attenzione: anche le interviste non se la cavano male, col 50% dei voti (la domanda era a risposta multipla).
Alla domanda “Hai mai ascoltato podcast di archeologia?”, il 30,4% sostiene di adorarli, il 42% che non li ha mai ascoltati, ma potrebbe provare. Chi ha risposto di adorare i podcast di archeologia, ricorda di aver ascoltato: Archeoparole (7); Let’s dig again (6); Pompei, Paladine, Archeologia da bar, Ceraunia (3); Blister, La fine del mondo, Archeologos, Alla ricerca della vita (2); Divina archeologia, Luoghi misteriosi, Parole di pietra , A zonzo con Tarpea, Darius Arya Digs, Camposanto podcast, In buone mani, Taste of art, L’orecchio di Dionisio, The partial historians, Al di là del marmo, Mappe del Tempo, Dalla terra alla storia, A fari spenti, Storie parallele, Oldest Stories, i podcast de l’Archaeology Podcast Network, Kheru, voci dall'antico Egitto (1).
Per piacere al pubblico, un podcast di archeologia dovrebbe essere narrativo (per oltre il 76% del campione), ben documentato e chiaro (75%) e con qualche intervista qua e là a archeologi esperti (quasi 48%). Preferibilmente, dovrebbe essere gratuito. Confesso che mi aspettavo la predominanza delle prime tre risposte, meno la quarta. Le biografie interessano, ma solo fino a un certo punto (29%).
Interessantissime le risposte sui producer: per quasi la metà delle persone che hanno risposto, non importa che il podcast sia scritto e prodotto da archeologi o da istituzioni museali, purché sia “fatto bene”. Un terzo degli ascoltatori, comunque, preferisce archeologi esperti e il 13% si fida di siti e musei.
In generale, più della metà degli intervistati pensa che interviste e contributi di esperti siano utili per capire archeologia e storia, mentre per oltre un terzo (37%) i programmi TV sarebbero comunque maggiormente in grado di mostrare e raccontare il patrimonio archeologico del Paese. Quasi due terzi delle persone non concordano sul fatto che la storia degli oggetti sarebbe meno interessante di quella delle persone, mentre per il 45% i podcast potrebbero essere molto utili per far conoscere musei poco noti. Praticamente nessuno ritiene che l'archeologia tratti temi noiosi, o che siano interessanti solo le grandi scoperte (!), ma che spesso sia raccontata in modo noioso. Tra le risposte libere, ne ricorrono due: la prima riguarda appunto il linguaggio, che non deve essere troppo specifico o comunque “solo per addetti ai lavori”; la seconda rimarca l’importanza di consultare archeologi esperti, per ottenere le corrette informazioni.
In questa mia piccola ricerca, ho anche posto delle domande sui servizi streaming. Pagherebbe per ascoltare podcast solo il 39,1% degli intervistati, e il 76,8% per guardare serie TV e film. Di fatto, la fanno da padrone gli abbonati a Netflix e Amazon Prime (che consente l’accesso sia alla piattaforma Video che Music), mentre sono pochissimi gli abbonati a servizi audio a pagamento come Storytel e Audible.
Infine, qualche dato demografico: quasi il 40% di chi ha risposto ha tra i 25 e i 34 anni. Seguono (35%) i 35-44enni. Il 18% ha 45-54 anni. Tra i titoli di studio prevalgono la laurea magistrale/vecchio ordinamento (31%) e master universitario (30%). Ha il dottorato il 15%. I diplomati sono solo l'8,7%, come i triennalisti. La maggior parte degli ascoltatori di podcast archeologici ha quindi un'istruzione molto elevata. È vero che il campione è molto ristretto, ed è vero che in generale chi ascolta podcast ha comunque un buon grado di istruzione. Questo però dovrebbe far riflettere sul pubblico che si vuole raggiungere attraverso il progetto podcast, incrociando dati come questi con dati più specifici, per esempio di un territorio di riferimento, o di una specifica categoria di persone che si vuole coinvolgere.
Tra i settori lavorativi dei rispondenti, i due più diffusi sono il campo dei Beni culturali e della valorizzazione del territorio (36,2%) e Scuola/Università/Educazione/Formazione (23,2%). I tre quarti delle persone hanno dichiarato che potrebbero usare i podcast archeologici per lavoro, prevalentemente per ampliare l'offerta culturale, valorizzare un sito/museo, ma anche come integrazione del programma didattico. Mentre chi ha figli in età scolare (29%) nella maggior parte dei casi (78,8%) ha affermato che potrebbe usare i podcast archeologici anche a scopo educativo/di intrattenimento.
Questo è quanto
Posso concludere notando che alla community i sondaggi piacciono poco, che la ricerca interessa poco e che si preferisce leggere suggerimenti d’ascolto oppure interviste ai podcaster. Dai pochi dati che ho raccolto, mi si conferma l’idea che il podcast narrativo piace, sì, ma se contiene interviste agli esperti e voci diverse, meglio. Non dovrebbe insomma essere una narrazione a una sola voce, ma seguire l’esempio delle produzioni Chora o Piano P. Che il linguaggio deve essere chiaro e che anche i talk ben fatti sono apprezzati. E che la sfida per raccontare in modo accattivante gli oggetti e i processi legati all’archeologia è ancora aperta.
Tu cosa pensi?
Ora che i dati sono stati snocciolati, mi farebbe piacere sapere cosa pensi tu. Sei in linea con i dati raccolti? Non sei d’accordo? Pensi che la ricerca ti sia stata utile? Oppure no? Vorrei davvero avere un tuo riscontro. Puoi lasciare un commento qui, oppure scrivermi alla mail chiaraboracchi81(at)gmail.com.
A presto!
Boyle, Tristan J. (2017) Middens and Microphones. Podcasting as Digital Public Outreach in Archaeology. Advances in Archaeological Practice , Volume 5 , Issue 4 , November 2017 , pp. 388 - 392. DOI: https://doi.org/10.1017/aap.2017.27
Boyle, Tristan J. (2019) Vox Archaeo: Podcasting the Past, in “Public Archaeology: Arts of Engagement”, edited by H. Williams, C. Pudney, A. Ezzeldin. pp. 164-172. Oxford: Archaeopress.
Amundsen, Colin P.; Belmonte, Cristina. (2018) How to Podcast in Archaeology. A Guide for Archaeologists Doing Public Outreach. Advances in Archaeological Practice , Volume 6 , Special Issue 3: Interpreting and Presenting Archaeology , August 2018 , pp. 259 - 266 DOI: https://doi.org/10.1017/aap.2018.20
Boracchi, Chiara a. (2020) Raccontare l’archeologia coi podcast è un’opportunità per tutti. Anche per le imprese. In Boracchi C. (a cura di), Branded Podcast. Dal racconto alla promozione, come dare voce ad aziende e istituzioni culturali, Dario Flaccovio Editore, pp. 165-180.
Boracchi, Chiara b. (2020) L’archeologia che parla a tutti. I podcast di Archeostorie®, in AIPH 2020, Book of abstract, pp. 224-228.
Dop, Sebastián; Marinetti, Camila; Oliveros, Belén; Fernández Etchegaray, Pilar. (2021) La comunicación pública de la ciencia durante la pandemia COVID-19: la experiencia de articulación del podcast de Arqueología en Cruce. XII Congreso Argentino de Antropología Social (CAAS). La Plata, junio, julio y septiembre de 2021.
Slotten, Chelsi. (2022) Podcasting as public archaeology, Journal of Community Archaeology & Heritage, 9:2, 134-137, DOI: 10.1080/20518196.2021.1928449