La fatica e la pazzia di essere i primi
Ho intervistato i fondatori di Let's dig again, realtà che dal 2013 divulga l'archeologia attraverso vari media, primo fra tutti i podcast. Dal 2021 è online il loro nuovo progetto
Chi ha il coraggio, l’inventiva, lo spirito di iniziativa e quel pizzico di follia per fare qualcosa per la prima volta, sarà sempre una pietra di paragone e motivo di confronto. Nel bene e nel male, dai primi non si può mai prescindere. Loro sono lì, e tu devi farci i conti. Però, anche i primi non possono prescindere da chi e da cosa viene dopo. Si devono reinventare e aggiornare costantemente, se non vogliono rimanere al palo. Anche quello significa avere coraggio e disponibilità a cambiare, a capire, a rimettersi in gioco. Un discorso forse ovvio, che però nel mondo della comunicazione del passato (e dell’archeologia in particolare) non è sempre così scontato. Chi lavora in questo ambito, infatti, sa quanto sia difficile conciliare correttezza e comprensibilità.
Per questo, oggi ti racconto dell’esperienza di Andrea Bellotti e Alessandro Mauro, i due archeologi fondatori dell’associazione Let’s dig again.
Si tratta di un progetto di divulgazione e comunicazione dell’archeologia che avviene attraverso diversi media. Primo fra tutti: il podcast. Sì, perché anche anche se la squadra (che nel frattempo si è ampliata includendo altri sei archeologi) ha oggi al proprio attivo video interviste disponibili su YouTube, live dagli scavi postate su Twitch, progetti di divulgazione social e l’organizzazione di eventi scientifici in presenza, come Spring archaeology, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Siena, in realtà ha iniziato proprio dall’audio. Per la precisione, con una web radio, nel lontano 2013, quando ancora in pochi avevano intuito le enormi potenzialità del web e nessuno divulgava l’archeologia in questo modo.
Ho intervistato Bellotti e Mauro su Skype, una sera di luglio, tra mille difficoltà tecniche - ironia della sorte, per chi divulga coi podcast! - per farmi raccontare cosa abbia significato per loro essere i primi a divulgare l’archeologia in voce, e per parlare del nuovo capitolo del loro progetto. A fine 2021, infatti, i due fondatori hanno deciso di rivisitare il vecchio concetto di web radio e di realizzare un podcast archeologico nuovo di zecca.
“Nel 2013 siamo partiti alla cieca”, mi confessa Bellotti, “la scoperta di essere stati i primi a divulgare l’archeologia attraverso l’audio è venuta dopo, soprattutto per quelle persone che non conoscevano questo aspetto della comunicazione e che non pensavano potesse rivelarsi così tanto utile”.
Proprio perché l’idea iniziale era quella di realizzare una web radio, la forma scelta fin dagli esordi è stata quella del talk: lunghe live in cui si alternavano chiacchiere e canzoni. “All’inizio eravamo solo io e Andrea a parlare di archeologia: all’epoca eravamo studenti di triennale, non avevamo le competenze adatte per raccontare tutto quello che avremmo voluto. Per questo abbiamo capito che era meglio far parlare gli altri. Le persone hanno voglia di raccontare e di raccontarsi. Anche con un po’ di ironia. Già l’archeologia è una materia interessante, ma pesante. Rimanere seri è controproducente, bisogna scherzarci sopra!”
Gli “altri” a cui si riferiscono i due autori sono archeologi, direttori di musei e siti, che hanno visto in Bellotti e Mauro due figure capaci di fare i conti con i linguaggi del web per divulgare bene. All'inizio degli anni Dieci, podcast, blog e social erano ancora “nuovi” e inesplorati (e fonte di diffidenza) specialmente in ambito accademico.
Rispetto al “nuovo” podcast, Mauro ci tiene a precisare: non è la ripresa di un vecchio progetto, ma la continuazione di una sperimentazione che non si è mai arrestata dal 2013, affrontata ora con maggiore consapevolezza, professionalità e conoscenza dello strumento. “Let’s dig again nasce essenzialmente come live. La maggior parte delle nostre puntate proviene dalla diretta. Quando questa diretta finisce, si trasforma in podcast”. Le puntate realizzate finora, infatti, sono circa un centinaio. “Ora siamo arrivati al punto di raccogliere tutto questo materiale e di editarlo, aggiustarlo, rimasterizzarlo e utilizzarlo come nuovo podcast”. E continua Bellotti: “Si tratterà di episodi brevi, di 20 minuti, ma non vogliamo abbandonare il talk. Vogliamo sperimentare, trovare una via di mezzo tra il podcast registrato e la puntata in diretta. Ci stiamo lavorando”.
I temi di Let’s dig again - Un podcast archeologico, che si può ascoltare sulle principali piattaforme di streaming, spaziano dal racconto dei siti al racconto delle esperienze di chi divulga l’archeologia coi media più vari, da TikTok ai giochi di ruolo. Ma quando chiedo ai due autori se pensano di aver contribuito a innovare il linguaggio per raccontare l’archeologia, Alessandro mi risponde con una similitudine. “Il linguaggio dell’archeologia è un po’ come il linguaggio medico. La cosa importante è che la persona afferri il concetto che tu stai esprimendo. Se la persona ha capito, hai fatto il tuo lavoro”.
“Abbiamo scelto di semplificare tutto quello che leggevamo nei libri e che da studenti della triennale poteva sembrare difficile anche a noi”, va avanti Andrea. “Nel nostro percorso di studi abbiamo sempre cercato di prendere le spiegazioni trovate nei libri e tradurle in qualcosa di più semplice per il pubblico, che poi è la stessa cosa che dovrebbe fare ciascuno di noi quando comunica: per iscritto, all’interno dei musei, o quando risponde a un turista che visita lo scavo.”
Il loro segreto legato al podcast? Puoi ascoltarlo qui.
Da ascoltare
Museum
A proposito di podcast nati in seno all’università, che parlano del passato e che hanno la forma del talk, ti consiglio di ascoltare Museum, uno degli show prodotti da Radio Statale, la web radio dell’Università degli studi di Milano.
L’obiettivo del podcast è parlare di musei in modo diverso, non come di quei luoghi polverosi che popolano ancora l'immaginario collettivo, ma come di luoghi contemporanei, di incontro, dialogo.
Nella primissima stagione, le puntate sono strutturate essenzialmente come interviste a curatori, esperti, comunicatori museali che raccontano il proprio mestiere, riflettono sul loro ruolo e su quello del museo e sul senso contemporaneo dell'arte e del passato. Nel tempo, se da un lato la produzione audio è migliorata, dall’altro il programma ha assunto sempre di più la forma del più classico talk, concentrandosi un po’ più sulla chiacchierata tra i conduttori e un po’ meno sull’intervista e sul contenuto.
Condotto da Simone Feneri, Giuseppe Coda, Domiziana Caliari, Anna Mocchi ed Emanuele Franchi, lo show è curato, dal punto di vista tecnico, da William Chiolini. Consigliato se si vuole capire il punto di vista dei giovani su arte, musei e didattica.
Bar Storia
Altro podcast sul passato, altro talk. Ideato e condotto da Riccardo Pinto e Costantino Pompa, tra l’altro speaker radiofonici, Bar Storia è esattamente quello che promette: una tranquilla e rilassata conversazione tra amici che, davanti a una birra, invece di parlare di calcio, politica o serie TV, parlano di storia e si infervorano pure!
Consigliato nei momenti in cui si ha tanto tempo per l’ascolto e se si vive la passione per il passato in maniera un po’ nerd.
Appuntamenti: Torna il festival del podcasting
Dal 3 all’8 ottobre 2022 torna online e in presenza a Milano il Festival del Podcasting, evento giunto ormai alla sua settima edizione, ideato da Giulio Gaudiano. Nel programma 2022 si parla di creatività e contenuti, produzione e sound design, distribuzione e marketing, advertising e monetizzazione, branded podcast, trend e ispirazione.
Per i divulgatori - specialmente se vengono dal mondo dell’accademia - è sempre molto interessante, perché permette di conoscere le logiche promozionali, non sempre note a (o apprezzate da…) chi si occupa di cultura e basta.
Le info per partecipare sono qui. Come ogni anno, tra l’altro, si può candidare il proprio podcast tra i “podcast emergenti”.
Mi aiuti nella mia ricerca?
Ti ricordo del sondaggio sui podcast per la divulgazione del passato, mi farebbe piacere sapere la tua. Dedicherò più avanti un numero della newsletter ai risultati.