Come condensare miliardi di anni in una serie podcast
Nella recensione di oggi i temi sono tanti: una narrazione che parte da lontano, popoli fra le onde, questioni ambientali e un grosso problema di "punto di vista". Tutto in un solo podcast
Oggi è l’8 giugno, Giornata mondiale degli oceani, istituita dall’Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite) nel 1992 durante la Conferenza mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo di Rio de Janeiro, Brasile. È una ricorrenza che serve a fare il punto sulle azioni compiute e su quelle ancora da compiere per rendere più sostenibile il nostro rapporto con il mare, sempre più complesso e dall’elevato impatto ambientale.
Mi aggancio a questo tema per raccontarti il podcast “Storia del mare”, che trovi su Rai Play Sound e che è stato scritto e interpretato dallo storico e scrittore Alessandro Vanoli. Anche se si può inserire tra i podcast di storia, ha molto a che fare con il dibattito moderno su temi ecologisti e sociali, perciò eccomi qui.
Storia del mare
In principio era il libro omonimo, pubblicato da Vanoli per la casa editrice Laterza nel 2022. Un anno dopo, verso la fine del 2023, è arrivato anche il podcast. La lunghezza è anomala: si tratta di ben 14 puntate da mezz’ora, praticamente il doppio se non il triplo delle serie podcast più comuni, tutte scritte e narrate dallo stesso autore con il supporto di alcune voci non trascurabili tra cui quella dell’attore Riccardo Bocci e del cantautore Vinicio Capossela.
Il titolo è parlante: il podcast mira a raccontare la storia del mare. TUTTA la storia del mare, dal momento della formazione dell’enorme massa d’acqua che a un certo punto ha avvolto una Terra giovanissima e ancora inadatta alla vita, sino ad a oggi, momento in cui le acque del globo vengono sempre più spesso soffocate dai rifiuti e rese inospitali dalla specie che si arroga il diritto di chiamarsi sapiens, ma che in realtà sta stolidamente distruggendo tutto quello che la fa sopravvivere.
Cosa mi è piaciuto
Quando ho scoperto questa serie - era all’incirca febbraio - sono rimasta colpita da due aspetti: il primo è la voce di Vanoli, così perfetta per la narrazione audio, così tanto capace di far “vedere” con la fantasia le enormi distese dell’oceano, le barche dei primi esploratori, le navi dei pirati, i mostri marini, i battelli a vapore e molto altro. Ho davvero apprezzato.
Il secondo aspetto che mi ha colpita è lo sforzo narrativo sostenuto da Vanoli, evidentemente prima per il libro e poi per il podcast. Condensare miliardi di anni in sette ore di racconto sonoro è un’impresa titanica. Per questo, riflettendoci a posteriori, penso si possa essere più che indulgenti rispetto ad alcuni tagli che devono essersi rivelati necessari. Avrei voluto che indugiasse di più sulla storia geologica del mare e sulle creature preistoriche; oppure che approfondisse maggiormente i primi millenni di scoperta del mare da parte della nostra specie. Ma questo avrebbe significato più puntate e racconto di aspetti troppo tecnici che, a lungo andare, avrebbero allontanato ascoltatori e ascoltatrici.
Invece la Storia del mare ti aggancia, ti affascina, ti tiene lì, tra le onde. Fino alla fine. Per questo, non è solo un prodotto piacevole che consiglio a tutti, ma anche una narrazione che farei ascoltare agli e alle studenti, per ripassare in maniera efficace alcuni dei passaggi principali del programma di Storia.
Cosa ho apprezzato meno, ovvero: aveva ragione Obi Wan
Per segnalare l’unica nota davvero negativa del podcast, se così possiamo dire, ho bisogno di citare Obi Wan Kenobi, il saggio Jedi che istruisce Luke Skywalker durante la saga originale di Guerre Stellari. “Luke, scoprirai che molte delle verità che affermiamo dipendono dal nostro punto di vista”. Già.
La lente attraverso la quale si guarda il mare è il punto di vista degli occidentali esploratori, conquistatori e infine distruttori. Prima non c’era niente, poi qualche uomo preistorico, poi gli Egizi, i Greci, i Romani, e via così. Il mare è prima una incognita, poi un pericolo, poi una conquista, poi una distanza che si accorcia, poi un bacino di risorse da saccheggiare fino a svuotare gli habitat. È la “nostra” storia del mare. Questa scelta, forse consapevole, forse no, ha ovviamente un suo senso: Vanoli racconta la storia del mare che tutti conosciamo fin da quando eravamo bambini e studiavamo sui sussidiari. Certo, la critica al colonialismo, allo schiavismo, alla globalizzazione c’è. Eppure si perde nel filo narrativo.
La storia del mare è molto più vasta del nostro punto di vista di bianchi europei. Questo va detto, ribadito, segnalato e ricordato. Quella di Vanoli, per forza di cose, è una storia del mare allo stesso tempo onnicomprensiva e parziale. Se vogliamo davvero comprendere il mare e le persone che dipendono da esso, specialmente in continenti lontani, dobbiamo sganciarci dalle nostre vecchie abitudini, togliere i nostri “occhiali” e sforzarci di guardare i fatti anche da un altro punto di vista.
Anche questo fa parte della riflessione sull’atteggiamento che abbiamo nei confronti della natura e delle altre persone che popolano il mondo.
Buon 8 giugno e a presto.
(PS: andate a votare!)