Cancel culture: i podcast sul mito come antidoto alla voglia di riscrivere i libri
Come contestualizzare con i podcast e non cancellare quello che ci mette in imbarazzo? Ne ho parlato con l'autore di "Mitologia", Alessandro Gelain
Copertina realizzata con Dream, app per la creazione di immagini attraverso l’intelligenza artificiale
Nella newsletter di oggi:
Cos’è la cancel culture
Edulcorare il mito: la pessima fiction
La cancel culture dei Greci
Intervista ad Alessandro Gelain
Consigli d’ascolto del mese
Buongiorno! Come stai? Con un imperdonabile ritardo - giustificato ma soprattutto da qualche problema di salute di troppo - eccomi qui con la newsletter di (fine) aprile. Grazie per la pazienza! Oggi si parla di un tema spinosissimo: la cancel culture e di come i podcast che narrano il passato possono aiutarci a evitare riscritture di storie nel presente. Ospite di oggi è Alessandro Gelain, autore del fortunatissimo podcast "Mitologia" e del libro "Il re degli Dei" edito da Sperling & Kupfer, nonché TED speaker. Prima di raccontarti cosa ci siamo detti durante la nostra lunga chiacchierata, facciamo il punto sul tema di oggi.
Cos'è la cancel culture
Con questo termine si intende, in maniera molto ampia, la tendenza a correggere, riscrivere o cancellare ciò che non è più in linea con quello che si considera oggi "politicamente corretto" (termine che non amo, ma che uso comunque per semplificare), e che in sostanza non ci fa stare "con la coscienza a posto" rispetto alla sensibilità corrente.
Tra le vittime letterarie contemporanee della cancel culture ci sono stati i libri di Roald Dahl, epurati dai termini offensivi su genere, razza e peso. Poi quelli di Ian Fleming. Alla fine di marzo del 2023 è stata annunciata la riscrittura dei libri di un’altra autrice amatissima, maestra indiscussa del genere “giallo”: Agatha Christie. Il punto, in sostanza, è questo: poiché rispetto agli anni di attività di questi autori la sensibilità è oggi molto cambiata, si è deciso di “ritoccare” i loro testi per evitare qualsiasi tipo di discriminazione.
In pratica, una parte del mondo editoriale ha deciso che una fetta di pubblico non è più in grado di comprendere il concetto di “contesto storico” e dunque si è adeguata a questa situazione modificando le espressioni più “problematiche” di autori universalmente noti e apprezzati per andare incontro alla sensibilità attuale. Si evita così la fatica di dover contestualizzare le opere e nel contempo si esclude qualunque pensiero critico da parte del pubblico.
C’è da scommettere che la lista degli autori da riscrivere sarà ancora molto lunga. E la domanda che personalmente mi pongo è: quanto andremo indietro nel tempo a cancellare le cose che ci danno fastidio - come il razzismo, il sessismo e la misoginia o il classismo - invece di contestualizzarle per criticarle? Ci verrà voglia di riscrivere tutta la mitologia greco-romana, che ha plasmato la cultura patriarcale dell’Occidente per millenni?
In fondo, il mito è già oggetto di acceso dibattito in questo senso: pensiamo alla statua di Medusa con la testa mozzata di Perseo dell’artista Luciano Garbati, e ora collocata a New York. Il mito viene ribaltato dall’arte per mettere in scena la vendetta della Gorgone, che invece nella storia originale viene prima violentata da Poseidone in un tempio di Atena, poi tramutata in mostro proprio dalla dea e in seguito uccisa da Perseo. Premessa per la comprensione di questa statua è la perfetta conoscenza del mito di Medusa.
Più cresce la consapevolezza delle falle del sistema patriarcale, più cresce il fastidio nei confronti di alcuni Dei maschi e del racconto che viene fatto delle loro storie, da sempre edulcorate nei punti più “critici”. Per esempio, sappiamo tutti che il rapimento di Proserpina non è un “semplice” rapimento, ma uno stupro. Oggi abbiamo iniziato finalmente a chiamare le cose col loro nome.
La possibile domanda è: un domani, il disgusto per queste azioni e per il nostro comportamento collettivo che ha avallato il sistema patriarcale ci farà venire voglia di cancellare completamente o di bandire queste storie?
Edulcorare il mito greco: la pessima fiction
Non si tratta di questioni banali o di pura dissertazione. Una certa parte della cultura pop edulcora già da molto tempo gli aspetti più fastidiosi del mito - come la misoginia o la normalizzazione della violenza sulle donne - inventando versioni alternative delle storie che conosciamo, più politicamente corrette e in linea coi tempi attraverso la letteratura per ragazzi, la televisione e il cinema. Se hai presente il cartone animato giapponese C’era una volta Pollon, i libri della raccolta Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo, le serie TV degli anni Novanta Xena ed Hercules, film come Troy, forse hai intuito a cosa mi riferisco. I miti vengono sì raccontati, ma nel modo sbagliato (un po' come le fiabe rivisitate da Disney).
Nella cattiva fiction, le caratteristiche dei personaggi del mito vengono stravolte senza motivo. Resta il personaggio, come un involucro semivuoto e un nome noto, ma nulla più. In Pollon, Apollo che nel mito è tra le altre cose dio dell’ordine e dell’armonia, viene presentato come un padre single ubriacone e pasticcione. In Percy Jackson, Atena ha una figlia e si comporta pure da madre abbastanza amorevole. Peccato che l’Atena del mito, dea vergine e misogina per eccellenza, sia stata persino studiata dalla psicologa junghiana Jean Shinoda Bolen in quanto archetipo della “donna che ragiona come un uomo e sta sempre dalla parte del patriarcato”. In Troy, della possibile bisessualità di Achille non si fa alcun cenno.
Il problema non è mai usare i personaggi del mito per inventare nuove storie che “dicano” qualcosa di nuovo. Il problema si manifesta quando le caratteristiche di base dei personaggi vengono ignorate o tradite, rendendoli altro da quello che sono, perché quello che realmente sono ci dà noia. E sono incoerenti perché le riscritture e i cambiamenti di personalità non sono giustificati da alcuna evoluzione del personaggio, né hanno significato artistico. Dove sta - se c’è - il limite?
Un’operazione di questo tipo, se pure non si può definire “cancellazione”, ma appunto fiction, non è quantomeno un’occasione mancata per far riflettere il pubblico attraverso quello che racconta realmente il mito?
La cancel culture dei Greci
D'altro canto, proprio le più grandi opere dell'epica greca sono già state "vittime" di una cancel culture ante litteram. Forse in molti non lo ricordano, ma la forma scritta ufficiale di Iliade e Odissea risale al VI secolo a.C. anche se la nascita dei due poemi, tramandati per lungo tempo in forma orale, si colloca almeno nel XII secolo a.C., cioè all'epoca in cui sono ambientate le storie.
Con questa "edizione ufficiale" dei poemi, voluta dall'ateniese Pisistrato, alcune parti considerate "disdicevoli" sono state "corrette". È certo, per esempio, che i riferimenti a pratiche sacrificali umane siano stati quasi del tutto cancellati perché ormai condannati pubblicamente dalla coscienza morale greca: resta qualche traccia nell'Iliade, quando si parla delle esequie di Patroclo e dello sgozzamento di alcuni giovani troiani. Ne restano più ampie tracce nella tragedia, quando si parla chiaramente del sacrificio umano di Ifigenia, figlia di Agamennone, immolata per far partire la flotta achea verso Troia.
Ma il punto resta: anche i Greci, nelle edizioni "moderne" dei due poemi, hanno rimosso quello che li metteva in imbarazzo come comunità per non fare brutta figura coi posteri. Noi oggi studiamo qualcosa di un po' diverso dall'originale tramandato oralmente per secoli, e ne siamo consapevoli.
Antichissimo reperto cartaceo: il Monaco-Casertano-Nuzzo, mio libro di letteratura greca del liceo, con note e appunti ovunque.
Contestualizzare invece di cancellare: i podcast sul mito come antidoto
Il fatto che quella che chiamiamo cancel culture abbia praticamente la stessa età della letteratura greca non è una scusa per evitare le contestualizzazioni oggi.
Il mito come lo conosciamo è a rischio? Forse se parliamo di cattiva fiction sì, di riscritture vere e proprie o cancellazioni intenzionali no. Anzi, proprio il racconto "nudo e crudo" del mito può rappresentare uno degli antidoti più efficaci alla voglia di riscrivere i libri che oggi ci provocano imbarazzo perché troppo vicini alla nostra contemporaneità e allo stesso tempo troppo distanti dalla nostra sensibilità.
Con un medium come il podcast si può raccontare la corretta versione dei fatti incentivando il pensiero critico, invece di azzerarlo.
Intervista ad Alessandro Gelain
Gelain è professore di Filosofia al liceo e prima di approcciarsi al mondo dell’audio, frequenta per diverso tempo YouTube. Inizia a realizzare video didattici a tema mitologico quando scopre che nessuno, nella classe in cui insegna, conosce il mito di Edipo, fondamentale per capire il pensiero di Freud. Il progetto ha un discreto successo anche al di fuori dell’ambito scolastico e anzi, viene a sapere che diversi fan guardano i suoi video mentre si recano al lavoro. “Siccome ho un delirio di onnipotenza”, mi dice scherzando, “mi son visto delle persone guidare l'automobile con i telefonini sistemati alla bell'e meglio sul cruscotto. Terrorizzato da questa eventualità, ho deciso di farne una versione podcast per la loro sicurezza”.
Nasce così, un po’ per caso, il podcast “Mitologia”, con l’obiettivo di divulgare i miti e generare interesse su questi temi. Gelain mi confessa anche che l'inizio della sua passione per la mitologia si deve a sua madre, che quando era bambino gli raccontava il mito di Melampo, un medico che ha il dono di comprendere il linguaggio degli animali e, imprigionato, riesce a fuggire da morte certa perché ascolta il dialogo dei tarli dentro a una trave di legno. Però, la divinità che ama più di tutte è indubbiamente Efesto (o Vulcano) “il più bistrattato tra gli dèi e quindi il più umano. Gli capita di sposarsi con Afrodite, lei lo tradisce col dio della guerra, lui li scopre ma rimane comunque innamorato. Mi piace pensare che sia una divinità che cade si rialza, come facciamo noi nella vita quotidiana”. E poi, tra i suoi beniamini c’è Eracle. “Bastardo divino figlio di Zeus, ha una forza che non è solamente fisica: è qualcosa di più complesso. Ho iniziato il podcast proprio raccontando le sue dodici fatiche”.
Anche se Alessandro mi confessa che a lezione preferisce proiettare i vecchi video studiati appositamente per la didattica, il suo podcast funziona (anche) come elemento di discussione a scuola e come supporto per gli studenti. “Parlare con i ragazzi è molto divertente. Quelli che seguono il podcast con regolarità sono pochissimi, molti lo ‘usano’ come integrazione delle lezioni di Epica o di Filosofia. Per me è bello, perché mi fermano nei corridoi e mi chiedono di approfondire - e questo capita non solo coi miei studenti, ma anche con quelli di altre classi. So dai messaggi che mi arrivano che il podcast è utile anche a studenti di altre scuole e che lo ascoltano per superare esami e interrogazioni”.
Ad oggi, comunque, i giovanissimi sono solo una minima parte degli ascoltatori dello show. Forse perché, ci tiene a dire Gelain, “questi racconti hanno ancora molto da insegnarci: ci dicono come siamo nella parte più profonda di esseri umani”. Secondo me, di non secondaria importanza è anche la voce di Alessandro, profondissima, coinvolgente e decisamente adatta a un’esperienza di ascolto immersivo.
Durante la nostra chiacchierata, entriamo quasi subito in argomento “cancel culture”. La mitologia greco romana tratta di temi oggi molto spinosi con una sensibilità molto diversa dalla nostra: gli chiedo se il fastidio che ci provocano questi racconti non sia, in fin dei conti, un bene. “Il mito ci pone di fronte a delle situazioni imbarazzanti, o terribili: parla di incesto, di cannibalismo familiare… è relazionato con degli istinti primordiali dell'essere umano. Se decidessimo di non poter raccontare queste storie che ci danno così noia, non so se faremmo un grande servizio alla comunità. Ogni racconto è situato nel periodo storico in cui è nato. Mi viene un po’ da sorridere quando leggo che Agatha Christie verrà riscritta, così come Ian Fleming o Roald Dahl, ma al tempo stesso sono un po’ preoccupato: se noi riscriviamo i loro romanzi con la sensibilità del 2023, chi ci dice che nel 2040 non avremo una nuova sensibilità e non interverremo di nuovo su questi testi? Chi ci dice che non lo rifaremo nel 2060? Alla fine potremmo non avere più il testo originale da leggere e da studiare. Non voglio scomodare George Orwell, però la deriva che stiamo prendendo nel tentativo di diventare più politicamente corretti ci fa diventare più semplicistici, e questa è una cosa inquietante”.
Anche i poemi omerici hanno visto continui interventi sul testo. Le prime edizioni critiche risalgono all’epoca ellenistica, ovvero dal III secolo a.C.
Ma allora il podcast può contribuire a ricreare la percezione del contesto storico? Può aiutare a rigenerare la giusta distanza tra noi e le storie che vengono raccontate? Può sviluppare spirito critico? Gelain mi racconta che sono proprio queste le cose che lo spingono a continuare questo suo progetto. “Trovare il modo di far riflettere sull'attualità e utilizzare il mondo antico per farci riflettere su quello che abbiamo raggiunto, secondo me è un arricchimento. Per esempio, non è un segreto che la cultura greca abbia visto la donna come un essere sottomesso al maschio. Nell'ambito matrimoniale, la donna viene sempre considerata come un dono o una merce – ce lo dicono anche gli studi antropologici. Ma questo, su di noi, ci dice qualcosa di molto importante, e cioè che abbiamo fatto dei passi da gigante per quanto riguarda la rivoluzione nel rapporto tra i sessi”. (E molto altro c’è da fare, certo. Ma il fatto che ora ne siamo più consapevoli è già un piccolo passo avanti).
“Non dobbiamo dimenticare da dove veniamo. È però difficile giudicare quello che sta succedendo perché accade proprio mentre parliamo: è una continua ridefinizione dei generi e dei ruoli e questa, pur essendo sempre una bella discussione, certe volte conduce a situazioni un po’ paradossali. La mancanza di polemica, di conflitto, non è sempre un bene. Cercare di essere perennemente gentile, educato, buono, rispettoso, impedisce di rivendicare quelle parti dell'essere umano che pure esistono e hanno diritto di dire la loro”.
Per chiarire, l’autore fa l’esempio di eroi del mito tutt’altro che buoni. “Paride è sì un bellissimo ragazzo che si innamora della donna più bella del mondo, ma in realtà mostra anche viltà, mancanza di coraggio, compie azioni veramente molto forti di affermazione di sé, mostra complessità nella sua imperfezione. Penso che in questo periodo storico abbiamo bisogno di immagini scomode, persino di prevaricazione, che vengano anche dal mito, per poter riflettere su di esse e capire che cosa capita dentro di noi quando le vediamo nel presente. Altrimenti viene tutto omogeneizzato e nulla ci sconvolge più. Invece dobbiamo darci la possibilità di rimanere sconvolti.”
E, aggiungo con una nota personale, darci la possibilità di provare vergogna, imbarazzo, fastidio, rabbia, senso di ingiustizia, inadeguatezza, persino repulsione senza la tentazione di cacciare la “polvere” sotto al tappeto. Cancellare quel che non ci appartiene più è facile. Fare i conti con noi stessi come esseri umani e come specie è molto, molto difficile. Ma la consapevolezza non è proprio quel processo che permetterebbe alle società di evolvere?
Ma poi, cancellare per cosa? Per non fare brutta figura coi posteri? Sono piuttosto convinta che l’inquinamento, le guerre, le disuguaglianze sociali, l’accelerazione del riscaldamento globale di origine antropica bastino a garantire alle ultime generazioni una pessima reputazione presso i posteri per i prossimi millenni. Il problema non saranno mica dei libri a cui si possono aggiungere le note e di cui si possono realizzare edizioni critiche… o no?
Da ascoltare
La guerra dei sessi
Per continuare sul filone mito e mondo antico - temi spinosi da contestualizzare, ti propongo l'ascolto de "La guerra dei sessi", un podcast della casa editrice Laterza, prodotto per Rai Play sound.
Si tratta di un ciclo di conferenze, anzi, di "Lezioni di storia", che la casa editrice propone periodicamente con il supporto di storici e storiche. Le precedenti edizioni affrontano temi diversi - dal Novecento italiano ai giorni di Roma (o di Milano) dall'antichità a oggi, alle guerre civili e altro - e si possono ascoltare, a pagamento, su Audible.
Le lezioni di questo ciclo sono state tutte introdotte magistralmente dallo scrittore Paolo di Paolo.
Come scrivevo, si tratta di conferenze estremamente ben strutturate. Il sound design non è raffinatissimo, anzi a tratti si sente un po' di eco, ma la capacità di raccontare dei narratori, il loro entusiasmo e la qualità degli argomenti sono tali da mantenere chi ascolta con le cuffie incollate alle orecchie per un'ora - un'ora e un quarto.
Trovo che questo progetto sia riuscitissimo: consiglio l’ascolto a chi ama confrontarsi con la Storia e la sua complessità.
Sezione mitologia
Esempio di podcast fiction sul mito fatto bene è sicuramente Sezione Mitologia. Si tratta di uno show scritto da Federico Gallinari - che ha curato anche il sound design - e interpretato dal bravissimo Filippo Carrozzo, già autore di Fiabe in carrozza. Illustrazioni di Linda Aquaro.
La premessa è che l’ascoltatore - un po’ come Dante - si perda in una strana biblioteca dove incontra un bibliotecario che inizia a raccontare i diversi miti presenti nella sezione di Mitologia dell’edificio.
La storia principale e le storie - i miti, appunto - sono trattati “con i guanti”: non ci sono sbavature nel racconto, e anche quando si fanno parlare le divinità, sono sempre coerenti con se stesse. I miti spaziano dall’antichità greco romana, a quella nordica, a quella cinese.
La prima stagione è disponibile sulle app di ascolto gratuite, dalla seconda in poi è necessario l’abbonamento a Storytel.